E allora finalmente...

E allora finalmente...

Benvenuti a Bababadalkarak! Questo blog nasce da un altro blog molto simile ma ospitato da una piattaforma diversa. Meno di un anno fa l'ho messo in rete in forma anonima, con l'idea di pubblicare qualche racconto. Senza fare proclami, ma spargendo solo la voce con un “ehi, guarda qua!”  agli amici più benevoli e ai famigliari, ha superato rapidamente i dieci contatti! Quando con un po' di passaparola sono stati molti di più ho pensato quello che è logico pensi uno che si è affacciato al web con stupore infantile: "ok, avanti così allora". Ma Leo, un giovane amico informatico (tre qualità estremamente preziose) mi ha spiegato che potevo ambire a qualcosa di più e dunque mi ha snocciolato i benefici che avrei avuto nel far trovare una casa più confortevole alle mie pagine. Pagine che in effetti fin dall'inizio avevo pensato aperte a diversi di ambiti di scrittura. Dunque più spazi, più organizzazione, uguale nuovo sito.

Ci siamo scambiati cinquecento o seicento messaggi, lui ha risposto pazientemente a domande di una banalità sconfortante, io ho capito il 30% di quello che mi ha spiegato, ma ecco, dopo un lungo percorso in cui abbiamo fatto anche altro, siamo arrivati qua. Tutto è rimasto semplice e spero chiaro, ma con più possibilità da parte mia di gestire le idee già formate e quelle in cantiere. Dunque, quali idee? Oltre ai racconti brevi vorrei infatti dare anche spazio ad altre narrazioni. Ad esempio parlare di libri importanti per le varie ragioni per cui i libri diventano importanti. Tra le quali, più rara ma suggestiva, la circostanza che si intreccino con la vita di chi li legge. In verità, mentre scrivo, ciò a cui più tengo è riuscire a dare forma compiuta ad una vecchia fissazione. L'ho chiamata "narrativa di luogo" per distinguerla da quella "di viaggio" che lascio fare agli altri. Ma non escludo che cose diverse da queste e diverse tra loro, se mi sembreranno decenti abbastanza da poter andare incontro a qualche lettore, guadagneranno la loro vetrina in mezzo al resto. Ma questo è in parte ancora futuro.

Per il momento sono due le novità rispetto al blog precedente. La prima è la traduzione in inglese di un racconto (che per chi vuole è qui), cui spero ne seguiranno altre. Il cambiamento più corposo è però una nuova sezione che inaugura il progetto sui "luoghi" di cui sopra. Questa è interamente dedicata a Dublino (questa l'introduzione al progetto) e qui il primo testo della serie. Anticipo solo che il nome del blog, attraverso un percorso che è molto più breve di quanto si pensi, rimanda proprio alla capitale irlandese. Perché è preso in prestito dall'ultima opera su cui Joyce ha lavorato e pubblicato in vita, il "romanzo" Finnegans Wake. Queste quattordici lettere senza senso apparente, sono le prime di una parola che ne conta 100 e che riproduce il suono di un tuono. Nasce nella mente di Joyce unendo dieci vocaboli per dire (e far risuonare il) tuono in altrettante lingue, precedute da bababadal che rimanda invece, e dunque non a caso, alla Torre di Babele. Il primo vocabolo onomatopeico è dunque karak, dall’hindi, qui nella grafia adottata da Schenoni, traduttore di una parte consistente del Finnegans in italiano. 

Ecco, ma perché proprio questa parola? Non c’è un motivo unico e nemmeno uno prevalente. Diciamo che si incrociano varie suggestioni: le tante lingue unite in un solo vocabolo, il suo suono, quel po’ di enfasi che - con moooolta ironia - dà il botto del tuono per cominciare questo progetto (tralasciamo per il momento il particolare che nel testo originale, pagina 1 riga 15, serve per annunciare la caduta di Adamo ed Eva e la seguente cacciata dal Paradiso), e infine poter citare Joyce e in particolare il Finnegans con nonchalance.

A monte di tutto questo il rapporto con l’Irlanda e con Dublino in particolare, come si accennava poc'anzi. Chi mi conosce lo sa, agli altri dico che ho avuto così tante opportunità di tornarci che se l’ente del turismo avesse emesso una tessera fedeltà come nei supermercati (una cosa tipo un timbro ad ogni controllo dei documenti), ecco, un tè con il presidente Higgins me lo sarei guadagnato sicuro.

Bene, cosa succede adesso? Succede che quando avrò pronto qualcosa che mi sembra buono e che ha superato i filtri delle prime letture, lo pubblicherò qui, accompagnato da qualche foto del mio archivio (non ho pretese in questo campo: scelgo solo immagini che mi piacciono). Ma ciò che mi farebbe più piacere di tutto è che chi avesse voglia di seguire gli sviluppi - in parte ancora imprevedibili - rimanesse in contatto. Leo mi suggerisce di usare i social. E dunque prima o poi mi dovrò attivarvi in questo senso... Ma intanto si può fare alla vecchia maniera: iscrivetevi e io in cambio di questa fiducia mi impegnerò solennemente a fare due cose:

  • inviare aggiornamenti sui testi pubblicati 
  • farlo con una cadenza del tutto irregolare, ma non più di due volte al mese. Questo vuol dire che se mi salta il picchio di pubblicare dieci cose in dieci giorni (non succederà, ma era per intenderci), non ve lo dirò ogni volta, ma lo scoprirete a cose fatte. Scorretto? No, vi voglio bene.

Credo che per il momento sia davvero tutto. E allora, visto che siete arrivati sin qui: grazie di cuore!

Comunque sappiate che il resto è meglio. Fatemi sapere.